Essere preparati sulle domande che potrebbero fare a un colloquio di lavoro può essere determinante per essere scelti o meno.
Il colloquio di lavoro è uno step fondamentale nel processo di assunzione. Durante l’incontro tra recruiter e candidato, in presenza ma anche nella modalità di video colloquio, si valuta la corrispondenza della persona con la posizione offerta, sia in termini di competenze che di capacità.
Inoltre si cerca di comprendere anche quanto la personalità del candidato si sposi con la cultura aziendale, così come se le sue aspirazioni di carriera siano allineate o meno all’offerta e alle politiche di crescita professionale adottate dall’organizzazione.
Evitando così l’eventuale insorgenza di sentimenti di insoddisfazione e il conseguente rischio turnover.
È chiaro, dunque, quanto sia importante fare buona impressione a un colloquio di lavoro valutando in anticipo le domande che potranno fare e in quale forma.
Questo permetterà di essere quanto più a proprio agio e di rispondere alle domande in modo più consapevole.
Conoscere bene l’azienda per cui ci si candida
Il primo step riguarda la conoscenza approfondita dell’azienda per cui ci si candida.
In questo modo si riescono a conoscere i punti di forza e di debolezza dell’organizzazione, ma soprattutto bisogna informarsi su come l’azienda intenda l’utilità del candidato.
È il modo migliore per mostrare che si è interessati al ruolo da svolgere.
Quali domande si fanno a un colloquio di lavoro
Prima di esplorare le tipologie di domande a cui solitamente rispondere durante un colloquio di lavoro, è opportuno dedicare un momento alle due forme di domande possibili: domande aperte e domande chiuse, nonché alle differenze tra di esse.
“Raccontami la tua passata esperienza lavorativa”, “Quando hai lasciato il tuo ultimo lavoro?”. Ecco un tipico esempio di domanda aperta e domanda chiusa.
La differenza sostanziale tra le due forme è abbastanza evidente.
La prima, la domanda aperta, spinge il candidato a fornire una risposta più ampia raccontando la propria esperienza, esprimere opinioni e mostrare le sue capacità di analisi.
La seconda, la domanda chiusa, si limita a ottenere una singola informazione mirata.
In generale, dunque, le domande a risposta aperta vogliono far emergere una visione più ampia dell’esperienza lavorativa, della personalità, delle hard skill e soft skill, finanche del livello di motivazione.
Le domande a risposta chiusa invece servono per ottenere informazioni specifiche e aiutano l’intervistatore a controllare la direzione del colloquio.
In alcuni casi, le domande chiuse sono trasformate in aperte: è un semplice escamotage per approfondire la conoscenza del candidato: “Hai sviluppato capacità di problem solving?” diventa così “Raccontami quando ti sei trovato davanti ad un evento imprevisto e come l’hai risolto”.
Tipologie di domande che si fanno al colloquio di lavoro
Prepararsi anticipatamente rispetto a un possibile ventaglio di domande che potrebbero fare a un colloquio di lavoro consente di riflettere con cura su quali caratteristiche personali e professionali si vogliono mettere in luce. Esistono diversi tipi di domande, eccone qui una carrellata:
Colloquio di lavoro: le domande sulle competenze
Questo tipo di domande nel colloquio di selezione mira a conoscere le abilità tecniche del candidato sulla base del suo percorso di studi e delle sue esperienze di lavoro precedenti. Alcuni esempi sono:
- Raccontami della tua ultima esperienza di lavoro e quali erano i tuoi compiti
- Qual è stata la tua esperienza di lavoro più significativa?
- Qual è stato il progetto più complesso sul quale hai lavorato?
- Da quante persone era composto il team?
- Quale ruolo ricoprivi?
Colloquio di lavoro: le domande comportamentali
Questa tipologia di domande è finalizzata a conoscere i comportamenti pregressi del candidato per anticipare quelli futuri.
Fanno parte di questa categoria, per esempio, le domande su come in passato è stata gestita una specifica circostanza.
Alcuni esempi sono:
- Parlami del momento in cui ti sei trovato a dover motivare il tuo team per portare a termine il progetto nei tempi indicati, nonostante gli imprevisti emersi. Cosa hai fatto? Quali leve hai utilizzato?
- È capitato di trovarti in disaccordo col tuo manager? E se sì come ti sei rapportato in quell’occasione?
- Raccontami come hai reagito quando ti sei trovato da un giorno all’altro a lavorare da casa. Sei riuscito a mantenere i rapporti coi tuoi colleghi? In che modo?
Colloquio di lavoro: le domande situazionali
Queste domande trasportano il candidato all’interno di scenari ipotetici e ci si aspetta che egli risponda sulla base delle proprie esperienze, comportamenti, conoscenze, abilità.
Sono usate per rivelare il suo pensiero e come reagirebbe in situazioni particolari.
Alcuni esempi:
- Un collega tenta di farti apparire davanti al team inadatto al ruolo che il tuo capo ti ha appena affidato, come ti comporti?
- È la vigilia di Natale, mentre stai per spegnere il pc ricevi un’email dal cliente, come ti comporti?
- Vieni scelto per presentare la proposta al cliente, come ti prepari?
Le domande sullo sviluppo di carriera
Questo tipo di domande non solo rivelano il livello di ambizione e se l’azienda è in grado di soddisfare le sue aspettative, ma anche quanto si è disposti a mettersi in gioco all’interno dell’organizzazione per raggiungere i propri obiettivi. Alcuni esempi:
- Quali sono i tuoi obiettivi di carriera e come pensi di raggiungerli?
- Dove ti vedi tra cinque anni?
- Quanto è importante per te essere costantemente aggiornato? Cosa fai e quanto tempo dedichi a questa attività?
Domande frequenti sulla personalità del candidato
Esiste un altro gruppo di domande che vengono fatte a un colloquio di lavoro: sono le domande sulla personalità che hanno l’obiettivo di far emergere i tratti distintivi intrinsechi e di capire se il carattere si addice al ruolo per il quale ci si è candidati, se si amalgama col team, se è allineato alla cultura aziendale.
Queste domande non hanno una risposta giusta o una sbagliata, anche se alcune risposte possono essere più appropriate di altre, ed è per questo che spesso sono le più insidiose per chi è oggetto dell’intervista.
Spesso si tratta di domande situazionali o comportamentali progettate per saperne di più su come vengono affrontate situazioni specifiche.
Le dieci domande sulla personalità più frequenti
- Come descriveresti la tua personalità?
- Cosa ti rende diverso dagli altri professionisti nel tuo campo?
- Perché dovremmo scegliere te?
- Quali sono i tuoi punti di forza e i tuoi punti di debolezza?
- Cosa saresti in grado di apportare al gruppo?
- Come ti descriverebbero i tuoi ex-colleghi?
- Preferisci lavorare da solo o in squadra?
- Le sfide di spaventano o ti stimolano?
- Raccontaci come hai reagito davanti ad una situazione di stress
- Qual è l’aspetto del tuo carattere che cambieresti?
Colloquio di lavoro: domande di tipo motivazionale
Durante il colloquio di lavoro è dato anche spazio a domande motivazionali. Solitamente a risposta aperta, invitano ad approfondire gli argomenti.
Queste domande sono utili ai recruiter per capire cosa entusiasma il candidato e cosa guida la sua ricerca di successo. Oltre, naturalmente, al fattore denaro che però non è sempre l’unica o la principale motivazione. Soprattutto dopo che la pandemia ha fatto emergere nuove priorità tra i lavoratori.
Secondo uno studio dell’IBM Institute for Business Value (IBV) condotto su oltre 14.000 persone in tutto il mondo, infatti, il 28% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di voler cambiare lavoro nel breve e le ragioni principali di questa scelta sono da individuarsi nella necessità di un programma o di flessibilità lavorativa, di maggiori benefit e di supporto per il proprio benessere.
Ecco dunque cinque domande classiche con cui viene testata la motivazione dei candidati:
- Preferiresti uno stipendio alto in un ambiente di lavoro poco congeniale o uno stipendio più basso per un ambiente di lavoro ideale?
- Cosa ti spinge a migliorare le tue performance?
- Quanto e cosa sei disposto ad investire per raggiungere i tuoi obiettivi professionali?
- Qual è il lavoro che ti è piaciuto di meno e quale di più e perché?
- In quale tipo di ambiente di lavoro riesci a dare il meglio?
Come viene valutato il candidato al colloquio di lavoro
Non sempre la scelta finale del candidato è quella giusta, anzi. Come riportato anche dall’Harvard Business Review solo il 19% delle nuove assunzioni può definirsi perfettamente riuscito.
I costi da affrontare quando ci si ritrova davanti a una risorsa per qualche ragione inadatta sono davvero alti.
Dalle spese per la pubblicazione dell’annuncio al tempo dedicato alla formazione, dall’interruzione dei progetti alla perdita di clienti, dall’indebolimento dell’Employer Branding sino a eventuali spese legate al contenzioso.
Ecco perché ci sono delle accortezze che adottano i recruiter (che è meglio conoscere!) per valutare al meglio il candidato correttamente in un’ora di colloquio.
Oltre a testare quanto generalmente riportato sul CV, ossia grado di istruzione, livello di esperienza e competenze, esistono, ad esempio, alcuni aspetti che più di altri potrebbero far scattare il campanello d’allarme sull’aderenza o meno del candidato alla posizione offerta:
- Capacità di adattamento alla cultura aziendale: è uno di questi elementi, se la personalità e i valori del candidato si allineano con quelli dell’organizzazione esistono maggiori possibilità di integrazione nell’ambiente di lavoro.
- Verifica delle referenze: è una pratica che appartiene più al mondo anglosassone, tuttavia anche in Italia capita che si ricerchi conferma sulle qualifiche del candidato o su quegli aspetti che potrebbero essere stati nascosti durante il colloquio.
- Linguaggio del corpo: è una delle cose a cui i recruiter pongono attenzione. Spesso i segnali non verbali, la stretta di mano, la postura, il contatto visivo o la sua assenza, il ticchettio della penna, possono rivelare più di molte parole sulla personalità.
- Social media: è una pratica molto diffusa perché consente di avere un’immagine più completa possibile della persona.