Studiare all’estero, è questo ciò che vorrebbe un maturando su tre in Italia. Le università straniere continuano a trasmettere il loro fascino anche dopo che la pandemia ha rimarcato in maniera netta i confini tra un Paese e un altro con il blocco dei collegamenti e un ventaglio di regole da seguire per entrare e uscire da territori diversi.
A rivelarlo è lo studio realizzato su 3mila studenti di quinta superiore realizzato da Skuola.net in collaborazione con ESCP Business School. Del resto non c’è da stupirsi, malgrado il contesto attuale tenda a smorzare gli entusiasmi, i giovano di oggi sono ambiziosi e puntano lo sguardo là dove si trovano le migliori università al mondo ovvero, secondo la Top Ten stilata dal Times Higher Education World University Rankings 2021, Stati Uniti e Inghilterra, con in ordine sul podio dal primo al terzo posto le università di Oxford, Stanford e Harvard.
Cosa spinge e cosa trattiene un giovane dall’andare a studiare all’estero
Che sia per qualche anno (desiderio del 54% degli studenti), come accade per chi partecipa al progetto Erasmus o agli scambi studenteschi, o che sia per l’intero periodo universitario (desiderio del 16% delle aspiranti matricole), secondo l’analisi di Skuola.net sono diversi i motivi che spingono a i giovani ad andare a studiare all’estero. Il crearsi un curriculum di rilievo a livello internazionale è il primo di questi motivi dichiarato da ben il 44% degli intervistati; segue la voglia di confrontarsi e formarsi in un contesto mentalmente più aperto (22%); la voglia di mettere il primo mattone per costruire una vita all’estero (17%); imparare alla perfezione una o più lingue straniere (10%); in ultimo avere un trampolino di lancio per trovare un lavoro migliore in Italia (5%).
Di contro, le motivazioni che trattengono dal far le valigie alla volta delle università straniere sono principalmente di due tipi: affettive ed economiche. Allontanarsi dalle persone care per molto tempo come coprire le spese necessarie per affrontare una permanenza all’estero prolungata costituiscono un freno per coloro i quali sono attratti dagli atenei oltre confine.
Le università estere in Italia, un’esperienza internazionale dietro la porta di casa
Per chi desidera fare un’esperienza di studio internazionale, ma allontanarsi dal proprio Paese risulta essere un ostacolo troppo grande da superare, esiste una possibilità, non nuova ma poco sfruttata: le università estere in Italia riconosciute dal ministero dell’Istruzione. Questa opzione limiterebbe sia il distacco dai propri cari sia l’esborso di soldi, mantenendo il carattere internazionale degli studi. Ma solamente poco più di un terzo (38%) dei maturandi intervistati è informato su questa opportunità.
Non solo studiare all’estero, ma anche trovare lavoro fuori Italia
La ricerca rileva altresì come non solo studiare all’estero sia un desiderio diffuso tra i giovani, ma 2 su 3 di loro immaginano il loro futuro lavorativo in una nazione diversa. Una volta raggiunta la laurea, il 66% degli intervistati, infatti, gradirebbe una vita lavorativa fuori Italia (e cercherà di impegnarsi per concretizzarla), un altro 28% la mette tra le possibilità, anche se preferirebbe rimanere. Così, a conti fatti, appena il 6% vorrebbe restare in patria a tutti i costi.
Fare esperienza durante la laurea e imparare le lingue per un CV competitivo
Guardare oltre il percorso di studi è comune alla stragrande maggioranza dei maturandi che, sia che riescano ad andare a studiare all’estero sia che proseguano il percorso di studi in Italia, sostengono come l’università ideale dovrebbe permettere di fare esperienze professionali “di livello” già durante il corso di laurea (94%) e che, in generale, l’ateneo dovrebbe avere collegamenti diretti con le aziende di riferimento dei vari settori in cui forma i suoi iscritti (95%). Proprio il timore di impiegare troppo tempo sui libri senza riscontro effettivo sul mercato del lavoro, spingerebbe 2 aspiranti matricole su 3 a fermarsi volentieri alla laurea di primo livello, se questa garantisse la possibilità iniziare una professione. Ciò che comunque i giovani ritengono di primaria importanza per il loro futuro è la conoscenza delle lingue straniere, fondamentale per oltre 8 su 10 di loro: per il 15% ne può bastare una ma padroneggiata quasi come l’italiano, per il 39% ne servono almeno due, per il 28% ne occorrono addirittura tre.