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    Home » Formazione » Imprenditorialità » Storie di successo: l’esperienza del fondatore di WINK

    Storie di successo: l’esperienza del fondatore di WINK

    4 Marzo 2016
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    Per portare avanti un’azienda di successo è necessario partire dalle risorse umane che vi operano all’interno. Oggi Matteo Toto ci racconta come, con il suo piccolo team, stia riuscendo a consolidare WINK come realtà di software agency affidabile e creativa.

    Come è nata la tua azienda e di che cosa si occupa nello specifico?

    La mia società si chiama WINK Group s.n.c. ed è nata circa tre anni fa alla fine del mio percorso di studi. Subito dopo il diploma ho deciso di iscrivermi ad un master a Roma sul linguaggio e le tecnologie multimediali, concentrandomi sui new media come la regia e la fotografia. Questo mi ha permesso di mettermi subito all’opera e all’età di vent’anni avevo già maturato una breve esperienza in azienda.  Grazie a questa occasione mi ero reso conto che volevo cominciare una strada diversa. Così, avendo sia io che il mio socio un giro di conoscenze che riponeva fiducia nel nostro modo di lavorare, abbiamo deciso di far nascere WINK, inizialmente come startup.

    Tuttavia, poiché il primo anno avevamo necessità di uno stipendio quanto meno per la nostra permanenza a Roma, la quale non è la nostra città di origine, abbiamo cominciato a sviluppare progetti che ci venivano affidati da altre aziende o startup. In questo modo, ci siamo resi conto di fornire un servizio migliore per i progetti altrui che per i progetti interni ed abbiamo deciso di diventare una software agency. Molte startup si rivolgono a noi perché si fidano e ritengono che il nostro lavoro sia buono, nonostante siamo giovani e la nostra sia una piccola azienda formata da un team di sole nove persone.

    Dunque è un’azienda che si occupa di svariati progetti, non di un target specifico?

    Effettivamente, per come siamo costruiti, grazie alle nostre competenze di business ed un po’ di conoscenze del mercato digitale siamo in grado di seguire clienti che hanno del denaro da voler investire in svariati ambiti ma non hanno idea di come si possa fare una startup. In pratica è come se fossimo i CTO dei nostri clienti.

    Ad esempio, una startup di cui siamo molto fieri è Tickete, con sede a Bologna. La CEO è partita da zero e, quando si è rivolta a noi, abbiamo sviluppato server e applicazioni, ha avuto i primi clienti e dopo 4/5 mesi ha iniziato a muoversi da sola, creando poi un team di sviluppo interno. Grazie a noi quindi la CEO, senza avere nessuna competenza tecnica, è riuscita a vendere il suo prodotto, a trovare finanziamenti e poi andarsene per conto suo.

    Proprio per la natura dell’attività che svolgete è importante che le persone si fidino di voi, ma soprattutto in fase iniziale è complicato ottenere dei riconoscimenti di questo genere. Come siete riusciti a rendervi credibili ed affidabili?

    Nel 99% dei casi grazie al passaparola, inizialmente ci occupavamo di piccoli investimenti, ma tutti i nostri progetti sono stati resi noti in altre parti d’Italia, proprio perché quando un’azienda aveva bisogno di un supporto come quello che potevamo offrire noi, WINK veniva suggerita dai clienti che avevano precedentemente lavorato con noi e si erano trovati bene. Si parte in maniera graduale, ma certamente bisogna concentrarsi sul lasciare un ricordo positivo alle persone che si rivolgono alla nostra azienda.

    In riferimento a ciò che hai detto prima, sul fatto che a vent’anni ti fossi reso conto che lavorare in azienda non era la tua strada, cosa ti senti di suggerire ai ragazzi che vogliono intraprendere una strada da imprenditore?

    Io sono molto contento della mia scelta, tuttavia credo che una scelta ancora più ponderata sia quella di raccogliere una discreta esperienza su cui verticalizzarsi, perché sicuramente può tornare utile in futuro. Io ho cominciato a vent’anni a interagire con i clienti senza aver mai provato prima. È anche vero che nel mondo non c’è spazio solo per i leader, c’è chi vuole tracciare la strada e chi è contentissimo di seguirla, ma questa varietà ci deve essere di aiuto per capire che se vogliamo prendere una strada per conto nostro non esisteranno solamente persone che ci renderanno la strada difficile, ma c’è spazio per tutti. Ciò che mi sento di suggerire è di non scendere mai troppo a compromessi. Ogni tanto è obbligatorio, ma finché è possibile bisogna continuare a seguire la propria strada.

    Una discussione che intraprendo spesso con i miei amici neo-laureati è quella di lavorare in un ambito totalmente diverso da quello che sognano per il loro futuro, solo per mettere da parte un po’ di denaro da investire dopo qualche anno. Quello su cui non sono d’accordo è proprio l’idea di rimandare quello che si vuole fare, perdendo tempo in ambiti che non creano know-how specifico. Per fare un esempio semplice, è inutile perdere il proprio tempo a fare il ciabattino, se il fine ultimo è aprire una pasticceria; molto meglio apprendere il mestiere fin dall’inizio fino a che non si sarà raggiunta l’esperienza e il capitale adeguato per cominciare l’investimento in autonomia. Quello a cui tengo maggiormente è che le persone che lavorano con me siano felici di quello che fanno e siano libere di esprimersi. Quando un cliente si rivolge a noi, la sua idea viene inevitabilmente contaminata dalle nostre competenze e dalle nostre abilità e questo ci permette di accrescere qualitativamente il progetto e dare un servizio migliore al cliente. Non siamo dei meri esecutori.

    Il consiglio è sicuramente di provare sempre a seguire i propri sogni, perché a mio parere è l’era giusta per farlo. Noi nella nostra azienda vogliamo fin dall’inizio collocare i nostri dipendenti dove possano esprimere massimamente il proprio potenziale e la propria passione.

    Quali sono le prospettive nel 2016 di WINK?

    Ho già anticipato che ciò che ho più a cuore non è tanto il prodotto della mia startup, ma le risorse umane della mia società. Quello su cui vorrei concentrarmi è quindi l’accrescimento del team sia in senso numerico sia come competenze. Vorrei che diventassimo sempre più forti ed affiatati. Inoltre, quando abbiamo del margine di tempo, cerchiamo di investire in progetti interni, perché è motivante e costruttivo poter avere una trasposizione concreta di ciò che la nostra azienda pensa e svolge. In terzo luogo, vogliamo farci conoscere come società anche all’estero, dove abbiamo già collezionato alcuni contatti in America, a Londra ed in Nuova Zelanda.

    Ci sono stati anche momenti negativi che vi hanno comunque permesso di crescere?

    Sicuramente nella vita di un’azienda si verificano diversi momenti negativi e quello che posso dire è che l’errore più grave e demoralizzante che possiamo fare è quello di essere arroganti, ovvero di ritenerci più intelligenti del nostro interlocutore. Talvolta, seguendo questa scia, è capitato che alla fine il cliente non fosse soddisfatto perché per nostra colpa ci siamo affidati troppo a operazioni che ritenevamo le migliori in assoluto e che poi invece si rivelavano non adeguate a quel progetto. Altre volte invece succede che i clienti non comprendano la nostra vision, che consiste nel trasformare le loro idee in realtà, mettendoci la nostra creatività e fantasia, senza mai dover essere meri esecutori.

    Tu sei partito da una base che è più creativa, anche come contesto scolastico, infatti come si può scorgere dalla presentazione sul tuo profilo Linkedin affermi addirittura di essere interessato anche al mondo della recitazione. Come si fa a far combaciare un’area creativa con l’informatica e l’ingegneria?

    Nell’immaginario collettivo il nostro non è un lavoro creativo, ma in verità lo è moltissimo, esiste solo una differenza negli strumenti. Chi studia il linguaggio filmico lo fa su una molteplicità di libri che parlano di tecniche che, usate in un certo modo, trasmettono qualcosa piuttosto che qualcos’altro. Il nostro è un processo ingegneristico che tutti pensano sia standardizzato e basato unicamente sul talento, invece il nostro lavoro è estremamente creativo. Quando ti si pone un problema davanti bisogna sempre considerare cosa fare anche e soprattutto con la propria fantasia, non unicamente grazie a dei computer che di per sé sono solo un mero strumento di calcolo. Il nostro, al contrario di ciò che si pensa comunemente, è un lavoro super creativo!

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