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    Home » Formazione » Nuove Competenze » Sviluppatore informatico: largo alle donne. Dal digitale una spinta all’occupazione nel Meridione e alla parità di genere
    Programmatore informatico
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    Sviluppatore informatico: largo alle donne. Dal digitale una spinta all’occupazione nel Meridione e alla parità di genere

    4 Agosto 2021
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    Chi l’ha detto che una donna non possa essere un ottimo sviluppatore informatico? In realtà nessuno, tuttavia è abbastanza comune associare questa professione a una persona di sesso maschile. Le cose però stanno per cambiare. E Barbara Bellassai, 33 anni e originaria di Sciacca (Agrigento), e Vithoosha Sripaskaran, 25 anni, cingalese di nascita ma trapiantata a Palermo, sono un esempio lampante.

    Indice degli argomenti

    • Digital skill gap e gender gap: due ostacoli da superare per la ripartenza del Paese
    • La formazione come strada per cogliere le opportunità professionali del digitale
    • Donne e tecnologia: lo sviluppatore informatico si veste di rosa
      • Cosa facevate prima di intraprendere questo percorso e cosa vi ha spinto a frequentare il corso per diventare sviluppatore informatico?
      • Come è nata la vostra passione per il settore digitale e cosa inizialmente vi ha fatto allontanare da essa?
      • Durante il corso di formazione sono emerse difficoltà nell’apprendimento e rispetto ai vostri colleghi maschi e rispetto alle vostre esperienze passate lontane dall’ambito digitale?
      • Quali sono i risultati raggiunti e quali le vostre prospettive per il futuro?
      • Sulla base della vostra esperienza, quale messaggio volete trasmettere alle giovani donne che come voi hanno voglia di rimettersi in gioco, magari proprio nel settore digitale, ma hanno ancora paura di non riuscire?

    Digital skill gap e gender gap: due ostacoli da superare per la ripartenza del Paese

    La pandemia ha esacerbato alcune problematiche del nostro sistema sociale e lavorativo: la profonda differenza tra uomo e donna in ambito professionale e l’arretratezza digitale.

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    Secondo i dati rilevati dall’Istat nel dicembre 2020 sono andati persi 101 mila posti di lavoro, 99 mila dei quali occupati da donne. La ragione è da imputarsi principalmente al fatto che sulle donne è ricaduta praticamente per intero la gestione dei figli in didattica a distanza e che una buona parte svolgeva la sua attività con un contratto di lavoro precario e, pertanto, scarsamente tutelato. Per quanto riguarda invece l’arretratezza digitale vale un dato su tutti: l’ultimo Digital Economy and Society Index (DESI) pone l’Italia in 25esima posizione tra i 28 Stati UE per livello di digitalizzazione complessivo e, addirittura, in ultima posizione per livelli di competenze digitali di base e avanzate.

    Ora, che sia necessario colmare il gender gap creando i presupposti per uno sviluppo del Paese più inclusivo, e il digital skill gap fornendo ad aziende pubbliche e private la capacità di cogliere l’opportunità della digital trasformation non ce lo richiede solo il buon senso, ma, in maniera più perentoria, anche il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dal quale dipendono le sorti del nostro futuro. Non a caso tra le 6 “missioni” nelle quali è suddiviso il PNRR la prima riguarda proprio digitalizzazione e innovazione e la quinta inclusione e coesione.

    La formazione come strada per cogliere le opportunità professionali del digitale

    In questo contesto è evidente come la formazione diventi la strada per acquisire quelle competenze digitali adesso fortemente richieste dal mercato del lavoro e dunque necessarie per crearsi, o ricrearsi, un percorso professionale soddisfacente che guarda con fiducia al futuro.

    Nella Top Ten dei lavori emergenti, secondo lo studio realizzato dal World Economic Forum, The Future of Jobs Report 2020, risulta infatti abbastanza chiaro come le professioni digitali saranno quelle più richieste all’interno delle organizzazioni. I lavori emergenti sono: esperto di sviluppo aziendale; sviluppatore software e applicazioni; rappresentante di vendita e commercio all’ingrosso; ingegnere robotico; specialista dell’Internet of Things; data analyst e data scientist; project manager; operatore di impianti di produzione di energia; operaio di fabbrica e esperto di assemblaggio; specialista dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico.

    È proprio grazie a un corso di formazione per diventare sviluppatore informatico che Barbara Bellassai e Vithoosha Sripaskaran sono riuscite a dare una svolta alla loro vita raggiungendo un contemporaneamente un triplice risultato nella lotta contro la disparità di genere, la disoccupazione nel Meridione e il divario di competenze digitali.

    Donne e tecnologia: lo sviluppatore informatico si veste di rosa

    Grazie al corso di corso in programmazione informatica organizzato da Edgemony, hub tecnologico con sede a Palermo, un corso di quattro mesi che si divide tra lezioni pratiche e teoriche e dove si apprendono i fondamentali dello sviluppo software, imparando a scrivere codice e sviluppare piccole app, Barbara e Vithoosha hanno avuto l’opportunità di mettere a frutto la propria passione per l’IT e ricoprire così il ruolo di sviluppatore informatico all’interno di realtà innovative dentro e fuori l’isola lavorando anche a distanza.

    Abbiamo incontrato le due ragazze e ci siamo fatte raccontare la loro esperienza, con l’obiettivo di essere uno stimolo anche per altre giovani donne del Sud Italia, e non solo, alla ricerca di una collocazione nel mercato del lavoro di oggi.

    Cosa facevate prima di intraprendere questo percorso e cosa vi ha spinto a frequentare il corso per diventare sviluppatore informatico?

    B: Prima lavoravo nel turismo. Ciò che mi ha spinto a intraprendere questa nuova esperienza è stata la pandemia che ha paralizzato tutto il settore. Sapere quando sarebbe stato possibile tornare alla normalità era un’incognita. Questa condizione di assoluta incertezza mi ha portata a cercare una via alternativa

     

     

    V: Prima di scegliere questo percorso ero ancora incanalata all’interno di un corso di studi in ambito turistico che non mi soddisfaceva. Mi dicevo che ormai avevo scelto e iniziato fin dalle superiori e dovevo proseguire, non reputando di essere capace di potere a quel punto cambiare totalmente il destino che mi ero costruita sino ad allora. Fortunatamente ho pian piano realizzato che non era un qualcosa di impossibile fintanto che ci mettevo impegno. Ho iniziato così a guardarmi intorno e a valutare le opportunità disponibili, la scelta è ricaduta verso qualcosa che in realtà mi piaceva sin da ragazzina: la programmazione. Così mi sono iscritta al corso di Edgemony.

    Come è nata la vostra passione per il settore digitale e cosa inizialmente vi ha fatto allontanare da essa?

    B: Sin da bambina sono appassionata di tecnologia, videogame e quant’altro. Per me, però, questo mondo aveva sempre rappresentato una semplice passione, un divertimento legato ai momenti di svago. Infatti ho seguito un percorso di studi completamente diverso di tipo umanistico. Onestamente, prima del BootCamp non pensavo che una passione potesse trasformarsi in lavoro senza una formazione di tipo universitario di base, ma evidentemente mi sbagliavo.

    V: Non so se inizialmente la mia si potesse definire effettivamente una passione, forse solo molta curiosità. Ho avuto il mio primo pc alle medie e da lì ho speso molte, forse anche troppe, ore a cercare capire e imparare come e per cosa potessi usarlo. Ho così appreso le conoscenze basilari e pian piano mi sono indirizzata verso un aspetto più grafico, sempre a livello di principiante ovviamente, prima applicandomi su Photoshop e poi sul codice HTML e CSS. Ogni tanto ero attirata dalle guide per JavaScript o Java (allora non sapevo neanche che fossero due cose totalmente diverse), tuttavia davo un’occhiata e smettevo quasi immediatamente, ripetendo che non era una cosa che qualcuno come me avrebbe potuto imparare. Non ho scelto di proseguire questo percorso proprio per questo: poca autostima nelle mie capacità. Io non pensavo di poter fare qualcosa di “difficile” e tutte le persone attorno a mi consigliavano strade ben differenti.

    Durante il corso di formazione sono emerse difficoltà nell’apprendimento e rispetto ai vostri colleghi maschi e rispetto alle vostre esperienze passate lontane dall’ambito digitale?

    B: Francamente non ritengo che esistano delle differenze in questo ambito legate al genere di appartenenza. Le difficoltà ci sono state, ma si è trattato di difficoltà “tecniche”, date dalla non conoscenza del linguaggio di programmazione, non dall’essere donna. Chi di noi non aveva visto, come me, una riga di JavaScript in vita sua prima di iniziare il corso si è trovato, certamente, in difficoltà, ma questa difficoltà è stata percepita in egual misura da uomini e donne. Credo sia più che altro una cattiva abitudine quella di pensarsi inadatte a lavori in ambito tech semplicemente in quanto donne.

    V: Sicuramente c’è stata una disparità nelle conoscenze e velocità di apprendimento tra noi colleghi in generale, ma semplicemente perché eravamo tutti differenti. C’è chi partiva da zero conoscenze, chi con un minimo di base e altri che invece avevano già un paio, se non molti, anni di esperienza. Oltre ad altre variabili come il tempo da dedicare allo studio dopo le lezioni del corso, il metodo di studio e così via. Qualcuno potrebbe dire che potrebbe essere una situazione “demoralizzante” per alcuni, ma per me, come penso anche per gli altri, è stato stimolante studiare con il pensiero di potere un giorno raggiungere lo stesso livello degli altri colleghi. Colmare gli eventuali gap era ed è tutt’ora un obiettivo da raggiungere e non un ostacolo.

    Quali sono i risultati raggiunti e quali le vostre prospettive per il futuro?

    B: Oggi lavoro da remoto, in ambito Testing, per un’azienda con sede a San Francisco e non posso che ritenermi estremamente fortunata. La strada è ancora lunga. Anzi, chi sceglie questo mestiere sa che è una strada senza un vero capolinea. Non ci si può fermare, bisogna sempre formarsi, studiare per poter crescere e stare al passo coi tempi. Il mio percorso è appena iniziato, ma spero di far meglio ogni giorno per poter andare sempre avanti, un passo alla volta.

    V: Non posso dire di essere uscita totalmente preparata da Edgemony, una esperta frontend, non sarebbe realistico né da parte del corso riuscire a insegnare tutto in maniera approfondita in quattro mesi, né da parte mia riuscire a imparare e ricordare così tante cose in poco tempo. Hanno dato le basi da cui proseguire che vanno riprese gradualmente e mantenute come punto di inizio per uno studio più approfondito. Oltre a questo, da giugno ho iniziato a lavorare in un’agenzia digitale, un risultato che non davo per scontato. Il colloquio con questa azienda l’ho ottenuto tramite Edgemony poco prima che il corso finisse. Per il futuro non ho altri pensieri se non quello di voler continuare il mio percorso da frontend, è quello in cui mi voglio specializzare e ci sono davvero tante cose interessanti da imparare e troppo poco tempo per farlo subito!

    Sulla base della vostra esperienza, quale messaggio volete trasmettere alle giovani donne che come voi hanno voglia di rimettersi in gioco, magari proprio nel settore digitale, ma hanno ancora paura di non riuscire?

    B: Di avere coraggio, di seguire i propri desideri e le proprie passioni. Di armarsi di tenacia e impegnarsi ogni giorno, anche e soprattutto nei momenti di stanchezza e di sconforto. È un percorso impegnativo sotto ogni aspetto, mette a dura prova la tua pazienza e la tua resistenza, ma ne vale assolutamente la pena. E la soddisfazione di cui si gode quando, finalmente, si arriva in cima è impagabile.

    V: I desideri e le opportunità che si hanno davanti non devono essere ignorati per semplice paura di fallire. Purtroppo i risultati che si ottengono facendo in questo modo sono solo molto deludenti e demoralizzanti, però una volta oltrepassato e scartate quelle paure ed incertezze, è davvero un altro mondo e viene naturale chiedersi perché non l’abbiamo fatto prima.

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