Apprendere competenze digitali con il ‘learning by doing’

Pubblicato il 05 Feb 2018

learning by doing

La traduzione italiana è ‘imparare facendo’ ed è essenzialmente questo che l’espressione vuole indicare: apprendere cose nuove non con un approccio teorico, ma pratico. Un sistema applicabile ampiamente alla materia ‘competenze digitali’, soprattutto da coloro che non seguono corsi di studi in campo informatico, ma tuttavia chiamati a migliorare le proprie digital skill, oggi così importanti, trasversali e richieste dal mercato del lavoro, qualunque lavoro. E’ quanto sottolinea in una video intervista anche Mirco Michelini, Business Manager QiBit (GiGroup), società che si occupa di formazione in ambito ICT.

L’iniziativa personale per acquisire competenze digitali è davvero fondamentale, con il learning by doing tutti possono imparare anche da soli a utilizzare strumenti digitali e capire meglio tante tecnologie. Ciò vale soprattutto per  gli studenti che non frequentano facoltà in ambito informatico.

Il futuro è oggi: l'importanza del learning by doing

Il futuro è oggi: l'importanza del learning by doing

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Secondo la ricerca 2017 ‘Il futuro è oggi: sei pronto?’ – 3°edizione, le competenze digitali degli studenti universitari italiani stanno migliorando, ma non sono ancora sufficienti. La ricerca ha preso in esame anche l’esperienza progettuale concreta nel mondo digitale da parte degli studenti universitari, cioè se oltre ad utilizzare internet e frequentare i social media come meri fruitori, sappiano gestire strumenti digitali. Per indagare quest’ aspetto abbiamo posto le seguenti domande in maniera analoga alla ricerca condotta nel 2015:

  • “Hai un tuo blog/sito?”
  • “Gestisci una pagina Facebook (che non sia quella del pro lo personale)?”
  • “Hai un tuo canale YouTube?”
  • “Hai mai venduto online?”

In caso di risposta affermativa, sono state poste alcune domande puntuali per indagare finalità del progetto, professionalità dimostrata e risultati ottenuti. Complessivamente la situazione che emerge è leggermente migliore rispetto a quella del 2015: circa uno su cinque dei nostri studenti universitari sta gestendo un’attività progettuale su Internet o sui social media. Ma vediamo più precisamente le dinamiche rilevate:

  • cresce in modo signficativo la percentuale degli studenti che gestisce una pagina Facebook oltre a quella del proprio pro lo personale: 27% vs 17%. Circa il 60% lo fa per promuovere un’attività o per guadagnare;
  • crescono leggermente gli studenti che hanno un proprio canale YouTube: 11% vs 8%. Solo il 4% lo aggiorna almeno una volta alla settimana;
  • sale anche un po’ la percentuale di coloro che hanno usato almeno una volta internet per vendere qualcosa di proprio: 38% vs 36%: Solo il 2% lo ha fatto attraverso un proprio sito;
  • diminuisce leggermente la percentuale degli studenti che dichiara di avere un proprio blog o un sito: 10% vs 13% nel 2015. Solo uno su 4 aggiorna i contenuti almeno una volta alla settimana; oltre il 50% dichiara di monitorarne puntualmente i risultati. Gli studenti delle facoltà informatiche ed umanistiche prevalgono fra coloro che possiedono un blog o gestiscono delle attività progettuali su Facebook (oltre il 30% degli studenti contro una media delle altre facoltà del 23%). YouTube sembra essere un fenomeno soprattutto maschile: gli studenti attivi sono il doppio delle studentesse.

Learning by doing

Migliorano quindi le competenze digitali, ma la strada è ancora lunga: ciò che oggi il mercato del lavoro chiede è soprattutto questo genere di skill. Abbiamo visto in diversi articoli l’emergere di nuove figure professionali, il data scientist per esempio, così come l’importanza di competenze digitali in lavori abbastanza tradizionali, come quello dell’avvocato o dell’infermiere e abbiamo anche visto come diversi lavori digital si sposino ottimamente con una base formativa umanistica, ad esempio il social media manager.

Ma ricordiamo anche che una delle caratteristiche del mondo del lavoro odierno è la velocità con la quale muta, per questo motivo le aziende oggi puntano anche sulle soft skill dei propri collaboratori, in particolare la capacità di imparare e di essere agili.

Il learning by doing deve essere vista come un metodo di continuo miglioramento di se stessi, l’unico che permette di apprendere in modo veloce  (non è solo memorizzare ma sopratutto comprendere) e di non rimanere indietro, perché diventa una forma mentis per affrontare ogni tipo di situazione.

Bisogna provare quindi a fare robe digitali: un blog (anche se ultimamente sembra essere meno in voga rispetto a qualche anno fa); un canale Youtube, una pagina Facebook, un profilo Instagram, Linkedin, Snapchat, Twitter.

Puoi provare a creare e gestire profili e pagine ‘commerciali’ per amici e parenti, ma anche curare il tuo personale profilo, dandoti degli obiettivi (es: raggiungere tot follower, lanciare un hashtag, viralizzare un contenuto) può essere una bella scuola: per esempio, se hai una passione e una conoscenza specifica di un qualche argomento, qualsiasi argomento, dal surf alla maglia, puoi provare a diventare un influencer in quel settore.

Avere uno specifico obiettivo ti stimolerà a cercare informazioni e mettere in atto strategie per raggiungere ‘un centimetro alla volta’ obiettivi intermedi. Ti aiuterà ad accumulare conoscenza ed expertise.

Allora, cosa aspetti?

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