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    SBAM, l’importanza di mettersi in gioco e creare opportunità (per sé stessi e per gli altri)

    25 Maggio 2023
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    In che modo si può partire da un’idea per dare vita a una startup che oggi semplifica il lavoro di marketer e addetti alla comunicazione e offre uno strumento di formazione per chi è ancora all’università. Il racconto di Simone Lanzafame, Co-Founder & Chief Marketing Officer

    Sofia Ferrante

    Bisognerebbe riconsiderare la frase che probabilmente si ripete ormai più del dovuto “i giovani non hanno voglia di lavorare”.

    I giovani hanno voglia di lavorare, di fare, di mettersi in gioco, ritagliandosi un loro spazio nel mondo e creando da zero qualcosa di proprio. E oggi vi raccontiamo solo uno dei tanti esempi che confermano quanto, in realtà, i giovani di voglia e di potenziale da esprimere ne hanno eccome.

    Abbiamo intervistato Simone Lanzafame, Co-Founder & Chief Marketing Officer di SBAM, una startup innovativa che ha fondato nel 2019 insieme a Luca Pezzolla, Co-Founder & CEO, Angelo Puddu, Co-Founder & CTO.

    Oggi completano il team anche Lorenzo D’Amelio, Business Advisor, ed Emanuele Rizzo, Sales Assistant.

    (Nella foto, da sinistra: Lorenzo D’Amelio, Simone Lanzafame, Angelo Puddu, Luca Pezzolla)

    Simone, Luca e Angelo hanno fatto parte del network delle junior entreprise, una rete di associazioni studentesche all’interno di alcuni atenei che ha l’obiettivo di fare da ponte tra università e mondo del lavoro.

    Da Simone ci siamo fatti raccontare com’è nata l’iniziativa che ha portato alla creazione di una startup, che ha visto nel tempo la piattaforma proprietaria lanciata sul mercato trovare anche nuove forme di applicazione, diventando anche un tool di formazione, oggi tra l’altro utilizzato all’interno di molte università italiane come strumento di learning-by-doing.

    Indice degli argomenti

    • Ci racconti cos’è e com’è nata SBAM
    • Cosa significa esattamente automatizzare in questo caso?
    • SBAM for Education entra nelle università
    • Esercitazioni per simulare casi reali
    • Quanto è importante per i ragazzi riuscire a utilizzare strumenti simili già all’università?
    • Il bello e le difficoltà nel lanciare SBAM

    Ci racconti cos’è e com’è nata SBAM

    «SBAM nasce dall’incubatore I3P del Politecnico di Torino e ci piace considerarla come una piattaforma che dà supporto a digital strategist, social media manager, web agency ma anche a tutte quelle aziende che hanno al loro interno un team di marketing – ci ha raccontato Simone -. Si tratta, infatti, di uno strumento che punta a comprendere le prestazioni dei contenuti online e dimostrarne il valore basandosi proprio sui dati che si hanno a disposizione.

    Siamo partiti dall’idea di creare uno strumento che potesse fornire una risposta oggettiva a tutte le persone che lavorano sui social. Io stesso svolgo da otto anni la professione di digital strategist e mi rendo conto che spesso c’è una difficoltà concreta quando, ad esempio, si deve raccontare ai clienti come sta andando una campagna o come sta performando un contenuto dovendo leggere e interpretare dei numeri».

    Un tool utile per l’analisi dei dati social ideale per marketer, PMI, freelance e agenzie di comunicazione: ecco, dunque, cos’è SBAM. Una soluzione apprezzata a tal punto che la Startup è stata premiata nel 2022 da Scaleway (Gruppo Iliad) come una delle più promettenti d’Italia nel settore MarTech.

    «Avevamo bisogno di uno strumento simile e abbiamo pensato “perché non crearlo noi?” Spesso scherzando dico che avevo bisogno di “un altro me” che si occupasse di svolgere la parte di estrazione e analisi dei dati e per questo è nata la nostra Startup. Quello che fa SBAM, del resto, non è molto diverso dal lavoro di un social media manager, ma con la differenza che un tool simile è in grado di automatizzare delle attività per le quali una persona potrebbe impiegare molto più tempo».

    Cosa significa esattamente automatizzare in questo caso?

    Come ci ha spiegato Simone, il processo è molto semplice: SBAM è, infatti, in grado di leggere in piena autonomia come performa un contenuto su Facebook, Instagram, LinkedIn e su altri social media e, oltre a restituire un feedback in numeri (come like, repost, commenti ecc.), prova a trasformare questi dati in metriche per approfondire ancora meglio il comportamento di un utente in rete e definire di conseguenza la strategia comunicativa o la campagna di marketing in modo da renderla ancora più efficace.

    «Il nostro obiettivo è democratizzare il dato, rendendolo accessibile a tutti. Chi lavora nella comunicazione, spesso non ha un background da matematico e per questo può faticare a comprendere effettivamente il significato che si nasconde dietro a quelli che potrebbero sembrare dei semplici numeri».

    SBAM for Education entra nelle università

    Ma il team si è spinto oltre; e qui viene il bello (anche per chi è ancora all’università). Ha, infatti, deciso di sfruttare l’idea e di portarla letteralmente all’interno delle università, proprio per mostrare a tutte le ragazze e i ragazzi che stanno ancora studiando come applicare nel concreto tutto quell’insieme di nozioni teoriche che apprendono durante il loro percorso.

    «Spesso capitava che studenti e professori universitari ci contattassero per poter utilizzare la piattaforma come strumento per fare formazione. Da qui è nata l’idea di SBAM for Education».

    La startup ha infatti aperto una convenzione con le Academy di Marketing del territorio nazionale per offrire un accesso gratuito allo strumento a tutti i docenti di Università o Academy riconosciute.

    Esercitazioni per simulare casi reali

    SBAM diventa quindi una sorta di laboratorio in cui gli studenti ricreano tutte quelle situazioni che potrebbero poi verificarsi nel mondo del lavoro.

    Danno vita a dei brand “fittizi” (che rappresentano quelli che in futuro saranno i clienti “veri”) e simulano attività di comunicazione attraverso, per esempio, la creazione di contenuti social per capire chi è il pubblico, come interagisce e come gestire i comportamenti degli utenti in rete.

    Le risposte a queste domande sono dei numeri che, una volta, analizzati danno vita alla strategia giusta.

    «All’interno di SBAM utilizziamo tante delle metodologie che si insegnano nei corsi universitari. Il docente, in questo caso, può sfruttare questo strumento non solo per simulare un caso studio di un potenziale cliente, ma anche per spiegare in maniera pratica proprio queste tecniche. In questo senso, SBAM for Education segue un approccio di learning-by-doing, trasformando una lezione puramente teorica in un esperimento pratico. Ad oggi sono diversi gli studenti degli atenei del panorama italiano che utilizzano questa soluzione: tra questi l’Università degli Studi di Torino, la Luiss Guido Carli di Roma, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e l’Università degli Studi di Milano-Bicocca».

    Potremmo dire quindi che SBAM for Education permette di compiere quel passo avanti già all’interno dell’università, andando a “risolvere” uno dei problemi più condivisi dai neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro: avere tante competenze teoriche ma poche skill pratiche da poter applicare.

    Quanto è importante per i ragazzi riuscire a utilizzare strumenti simili già all’università?

    «Consiglio a tutte le ragazze e ragazzi che ambiscono a lavorare nel settore del marketing e della comunicazione di fare attenzione a chi affidare la loro formazione, proprio perché mi rendo conto che è purtroppo un ambito saturo di persone che “vendono” competenze che in realtà non hanno. E questo è un altro motivo per cui credo sia importante rendere i dati accessibili: sono i primi veri indicatori che stabiliscono se una campagna di comunicazione (o qualsiasi attività online) si rivela un successo o un fallimento».

    Il bello e le difficoltà nel lanciare SBAM

    «Senza dubbio è stato un progetto molto complesso e sfidante ma, come me, anche le altre persone del team hanno uno spirito imprenditoriale molto forte. Volevamo ritagliarci un nostro spazio, dove creare qualcosa di nuovo e allo stesso tempo di utile.

    Certamente la prova più grande nel creare una startup sta in primis nel trovare le persone giuste con cui condividere il viaggio, ma credo sia davvero importante non precludersi mai la possibilità imparare cose nuove, anche sbagliando

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