La strada professionale perfetta: è davvero possibile?

Consigli da chi ce l’ha fatta. Intervista a Vittorio Martinelli, Managing Director di Olympus Italia, e Luigi Ranieri, Co-Founder di Bonsay.me

Pubblicato il 18 Ott 2022

Percorso professionale

Qual è il percorso professionale migliore da intraprendere? Dove posso esprimere al massimo le mie potenzialità? Quali sono gli errori che dovrei evitare? Cosa devo considerare nelle mie scelte? La direzione è una per tutta la vita o è possibile cambiare rotta?

In un mondo che cambia, queste riflessioni non sono fondamentali solo per chi deve entrare nel mondo del lavoro ma tutti dovremmo mantenere sempre gli occhi ben aperti su ciò che accade e chiederci costantemente se e quanto la nostra aspirazione, l’attuale posizione o l’esperienza rispondano efficacemente a ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi.

Alcuni stimoli per rispondere a questi interrogativi, che possiamo considerare nella realtà dei fatti esistenziali, emergono nel libro di fresca pubblicazione “Trova la tua strada, Coach yourself”, scritto da Vittorio Martinelli, Managing Director di Olympus Italia, e Luigi Ranieri, Co-Founder di Bonsay.me, di cui ho avuto il piacere di curare la prefazione. Nato con l’obiettivo di condividere esperienze e strumenti pratici per mettersi in discussione, il volume, al contempo, accompagna il lettore nel trovare risposte più consapevoli e autentiche, anche attraverso la testimonianza di molteplici professionisti, persone con una storia ispirazionale.

Se è vero che le esperienze degli altri sono una fonte da cui attingere per darsi delle risposte, ho pensato di intervistare gli autori del libro e capire se è davvero possibile intraprendere una volta per tutte una strada professionale perfetta.

Vittorio Martinelli, Managing Director Olympus Italy- Bologna Business School Adjunct Professor
Luigi Ranieri, Co-Founder @ Bonsay | Business Coach | Career Counselor

Vittorio, Luigi: che lavoro sognavate di fare da bambini?

Vittorio Martinelli: Io non ho mai avuto un sogno ben definito. Verso i 14/15 anni dissi a mia madre che sognavo di fare il venditore e vidi il suo volto molto preoccupato; mi fece promettere di finire gli studi…A seguire pensai di voler lavorare in banca, progetto che, “sbagliando”, provai ad intraprendere.

Luigi Ranieri: Ogni volta che andavo a scuola passavo davanti a una bella edicola: mi sembrava enorme e piena di cose interessanti da leggere e di conseguenza…sognavo di diventare edicolante, così da avere la possibilità di leggere quanto più possibile tra un cliente e l’altro. Dopo questa prima aspirazione professionale, la vista si è fatta più annebbiata e per anni non ho più saputo rispondere alla domanda: “cosa vuoi fare da grande?”. E per molto tempo ho creduto fosse un handicap rispetto a chi aveva le idee chiare. Oggi so che non è così.

Ci raccontate la vostra storia professionale e di cosa vi occupate oggi?

Vittorio Martinelli: Bolognese, mi sono sempre occupato di sales e marketing in grandi multinazionali nell’ambito medicale (es. Johnson & Johnson e Medtronic). Oggi ricopro il ruolo di Managing Director del colosso giapponese Olympus. La mia passione per la crescita personale mi ha spinto a occuparmi per anni anche di neuroscienze, lavorando con i principali neurologi e neurochirurghi italiani, e a sviluppare un particolare interesse verso il coaching e la social sustainability.

Luigi Ranieri: Sono un esperto nella crescita personale e professionale, career counselor e business coach (seguendo un ventaglio di professionisti che va dai giovani talenti agli amministratori delegati), formatore sulle competenze trasversali, consulente HR, e autore di libri (es. “Fare Business Coaching”, Franco Angeli 2020) e podcast sulla crescita personale e professionale (es. “Unlock Yourself”). Sono il co-founder di bonsay.me, società di coaching ed e-learning, e di curriculuminglese.com, che da più di dieci anni supporta i professionisti che vogliono trovare lavoro all’estero. Sono stato HR manager di importanti aziende del nostro Paese, come il Gruppo Hera.

Come avete trovato il vostro percorso professionale, avete avuto sempre le idee chiare?

Vittorio Martinelli: Le idee chiare sono un tema complesso…e forse il male del vecchio e del nuovo millennio. Io ora ho chiaro che ognuno di noi dovrebbe coltivare questo sentimento di confusione e scegliere una carriera orizzontale e non solo verticale. La vita non può essere fatta solo di scale.

Luigi Ranieri: La mia strada è stata un mix di tre elementi: strategia, opportunità e fortuna. La strategia mi aiuta da sempre ad avere una direzione rispetto a che tipo di professionista voglio diventare. Le opportunità sono delle porte che talvolta si aprono e occorre sapere “vedere”. Questo è forse un aspetto anche più difficile da cogliere, rispetto alla strategia: a volte, ad esempio, è possibile che sia una persona appena conosciuta, quella con la quale costruire qualcosa insieme di bello e di valore. Infine, la fortuna, perché gran parte delle occasioni capitano…come potrebbero non capitare. E, nota a margine, le idee chiare non le ho neanche ora. Piuttosto mi piace coltivare il dubbio e tenermelo stretto.

Riparto dal titolo. La strada professionale perfetta è davvero possibile?

Vittorio Martinelli: No, non lo è e il manuale che abbiamo scritto aiuta a capire questo, anche se parte comunque dall’avere delle passioni come base. Come afferma nella sua intervista il Professor Luca Solari: “Le strade dritte esistono solo sui libri di storia.”

Luigi Ranieri: Come coach, più che risposte preconfezionate o strade perfette “da vendere”, mi piace porre delle buone domande e attivare la riflessione nelle persone che aiuto a crescere professionalmente. E questo è un percorso senz’altro in divenire e non prevedibile, ma da riscoprire ogni giorno.

Quali sono a vostro avviso le competenze che chi inizia a lavorare oggi deve avere o continuare a sviluppare?

Vittorio Martinelli: Io penso che l’ideale sia continuare ad investire su noi stessi, nel corso di tutto il percorso lavorativo e non farlo al contrario, come capita spesso, solamente nel periodo degli studi e agli inizi della carriera. Questo non vuol dire dover spendere cifre esorbitanti, ad oggi sono tanti gli strumenti che si possono usare: libri, siti web, corsi online…l‘importante è darci dentro e studiare, studiare, studiare!

Luigi Ranieri: Agilità, antifragilità e apertura all’apprendimento sempre maggiore ogni giorno che passa. Poi la capacità di networking: accompagnare la propria crescita con l’incontro delle persone giuste fa la differenza. Aggiungerei anche: umiltà, ironia e pensiero laterale.

Cosa vi sentite di consigliare a chi sta cercando di trovare il suo posto nel mondo professionale?

Vittorio Martinelli: Io cercherei di non spaventarmi se i primi tentativi non vanno a buon fine e allo stesso tempo non rimarrei troppo in un posto dove non sono contento ma mi pagano bene. La vita è una e va vissuta al massimo.

Luigi Ranieri: Provare e teorizzare, non il contrario. Buttarsi nella mischia, certo con le idee chiare sulla propria strategia professionale, ma buttarsi. La crescita professionale è un percorso che si articola passo dopo passo, vivendolo. E poi cercare dei buoni mentori, quindi dei consiglieri e delle guide a cui far riferimento!

Qual è il vostro augurio finale per chi ci sta leggendo e sta provando a rispondere al grande domandone “Che lavoro vuoi fare da grande?”

Vittorio Martinelli: Parafrasando un messaggio riportato nel libro: auguro tante curve e qualche uscita di strada!

Luigi Ranieri: Che possiate disporre di quanta più tenacia e lungimiranza possibili, oltre che di fortuna!

Grazie per la vostra disponibilità. Ricordo a chi volesse incontrare voi e gli altri professionisti coinvolti nel libro, l’appuntamento a Milano per domenica 23 ottobre!

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Valentina Marini
Valentina Marini

LinkedIn Top Voice - Lavoro, formatrice e consulente HR, lavora per diverse grandi organizzazioni, supportandole a innovarsi attraverso progetti che coinvolgono Persone e Comunicazione. Romana, con Sabaudia nel cuore e in giro per l'Italia per lavoro, ciò che impara nelle aziende ama scriverlo in articoli e libri e condividerlo come ricchezza comune.

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